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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 44
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originale
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[44] Quod igitur fundamentum huius quaestionis est, id praeclare iactum videtis. Cum enim non instituto aliquo aut more aut lege sit opinio constituta maneatque ad unum omnium firma consensio, intellegi necesse est esse deos, quoniam insitas eorum vel potius innatas cognitiones habemus; de quo autem omnium natura consentit, id verum esse necesse est; esse igitur deos confitendum est. Quod quoniam fere constat inter omnis non philosophos solum, sed etiam indoctos, fatemur constare illud etiam, hanc nos habere sive anticipationem, ut ante dixi, sive praenotionem deorum (sunt enim rebus novis nova ponenda nomina, ut Epicurus ipse prolempsin appellavit, quam antea nemo eo verbo nominarat) --
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traduzione
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44. Quello che ? dunque il fondamento della nostra discussione lo avete ora ben chiaro dinanzi agli occhi. Poich?
la fede negli d?i non ? stata imposta n? da una qualche autorit?, n? da una consuetudine n? da una legge, ma e fondata
sull'unanime consenso di tutti, se ne deve necessariamente dedurre che gli d?i esistono dal momento che ne possediamo
il connaturato o, Per meglio dire, innato concetto. Dato quindi che ci? che il naturale consenso di tutti gli uomini
ammette non pu? non essere vero, siamo costretti a convenire che gli d?i sono una realt?.
E poich? questa ? una generale convinzione non dei soli filosofi, ma anche degli indotti, dobbiamo anche
riconoscere di possedere una anticipata cognizione o, per usare il termine pi? sopra introdotto, un presentimento nuovi
concetti esigono termini nuovi conformemente a quanto fece Epicuro che introdusse il termine prolepsin per designate
un concetto che nessuno prima di lui aveva denominato cos? un presentimento, dicevamo, della felicit? ed immortalit?
divine.
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tutto
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